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(Adnkronos Salute) - "Il 60% alla medicina del territorio, il 40% a quella ospedaliera". E' questa la proporzione ideale per rimettere in sesto la spesa sanitaria italiana e renderla virtuosa. A definire le dimensioni di spesa per il servizio sanitario che verrà, nelle intenzioni del Governo, è il ministro del Welfare Maurizio Sacconi intervenuto questa mattina a Roma alla presentazione del VI Rapporto Sanità 2008 del Ceis dell'università di Tor Vergata. "Il modello lo abbiamo già davanti agli occhi, seppure con sfumature diverse - spiega il ministro - e cioè la sanità delle Regioni virtuose: Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana". Sacconi ricorda come un punto di svolta sia stato "nel 1972 la chiusura degli ospedali generalisti e marginali. Da lì - assicura - è iniziato il percorso della buona sanità trevigiana che io conosco". Quello della chiusura dei piccoli e marginali ospedali per potenziare la medicina del territorio, continua Sacconi, "è un processo inevitabile che servirà non per tagliare servizi e bisogni ai cittadini, bensì per liberare risorse mal impiegate e migliorare il servizio sanitario attraverso l'assistenza sul territorio, più vicina ai bisogni del cittadino, e la creazione di grandi ospedali altamente specializzati". Il ministro riconosce al precedente Governo di aver "saputo controllare la spesa farmaceutica convenzionata, meno quella ospedaliera. Ma, in questo modo - aggiunge - si tiene sotto controllo solo il 14% dell'intera spesa del Ssn. E il resto?", chiede alla platea di economisti ma anche di manager di Asl e ospedali. La leva per innescare il processo virtuoso, rivela poi, "è il federalismo fiscale che in gran parte si misura proprio con la sfida della sanità. In quest'ottica - continua - dobbiamo spostare la spesa sui costi standard e non su quella 'storica'". Sulla definizione di questi parametri Sacconi è chiaro: "Guai a noi se scegliessimo criteri eccessivamente analitici. Dobbiamo scegliere criteri di sintesi, ovviamente mitigati dalla pesatura demografica delle differenti Regioni. Se ce l'hanno fatta le Regioni virtuose - aggiunge - potranno farcela anche le altre. E il loro sforzo contribuirà a migliorare la coesione nazionale".