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(Adnkronos Salute) - Per i medici italiani oggi in Italia, molto più che in passato, tira una brutta aria, Infatti l'87,6% dei camici bianchi ritiene che il rischio di ricevere un esposto o una denuncia da parte dei pazienti sia oggi più elevato". Questa percentuale, quasi plebiscitaria emerge dall'indagine 'Medici in difesa, prima ricerca del fenomeno in Italia: numeri e conseguenze', commissionata dall'Ordine dei medici della Provincia di Roma e condotta su 800 camici bianchi attraverso dei questionari. I risultati sono stati presentati oggi nella sede dell'Enpam (l'Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici), nella capitale. Ma a stupire di più sono i dati scorporati per provenienza dei medici o specialità. Infatti a sentire il 'fiato sul collo' è il 93,8% di chi lavora negli ospedali pubblici. E tra i più stressati dai pazienti-carnefici sono gli anestesisti (96,8%), i chirurghi (98,9%) e il totale di ortopedici e ginecologi. La percezione del rischio è tale che solo il 6,7% dei camici bianchi si sente di escludere la probabilità di una denuncia a suo carico. I timori maggiori, rivela lo studio, toccano i giovani medici fino ai 34 anni e gli uomini in generale. Le paure di vedersi citare in tribunale sono tali da far ritenere all'89,8% dei medici molto rischioso, oggi, affidarsi alla sola analisi clinica e non anche a quella tecnologica, per formulare una diagnosi. Da qui il proliferare di prestazioni mediche e ricoveri, oltre che di ricette di farmaci, con l'obiettivo di non assumersi troppe responsabilità. VISITE SPECIALISTICHE. Dati alla mano, rivela l'indagine, solo il 14,3% dei medici rivela di non averle mai prescritte spinto dalla medicina difensiva. Dunque oltre il 75% lo ha fatto almeno una volta, e di questi l'11% ammette di farlo spesso. In cima alla classifica di chi cerca in questo modo di difendersi preventivamente ci sono i chirurghi, i nefrologi, e soprattutto ortopedici e medici del pronto soccorso. Le visite che potremmo definire di copertura riguardano l'apparato cardiocircolatorio nel 63,2% dei casi, l'oncologia (25,7%), il sistema nervoso (23%), il sangue e gli organi emopoietici (21,5%). ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI. E' ancora più alta la percentuale di medici che prescrive esami di laboratorio o strumentali per evitare sorprese e denunce. Quasi il 90% (l'89,3%) ammette di averlo fatto ogni tanto. E anche in questo caso sono soprattutto gli uomini a temere il giudice e dunque a scrivere l'impegnativa. Per quel che riguarda gli esami di laboratorio, l'indagine rivela che il 3,9% prescrive ben oltre il 40% degli esami come medicina difensiva. L'impatto maggiore, sia per la salute dei pazienti che per le loro tasche, oltre che per i conti del Ssn, è quello relativo al surplus di esami strumentali. L'81,2% dei camici bianchi ogni tanto prescrive test inutili, che rappresentano il 40% delle richieste di un 4,8% di medici, evidentemente super spaventati. L'ecografia risulta essere l'esame più prescritto dai "difensivisti" (16,8%), seguito da radiografie ed elettrocardiogramma (11,3%), tac (9,4%), ecocardiogramma (8,8%), risonanza (7,6%) ed ecodoppler (6,5%). RICOVERI. Solo in questo caso le più timorose sono le donne. Il 58% dei camici bianchi qualche volta ha consigliato al paziente di restare in ospedale o in clinica per evitare possibili guai. E la categoria che cerca di tutelarsi maggiormente è quella dei pediatri (60,4%). "Di fronte a questi dati - dice Mario Falconi, presidente dell'Ordine dei medici della Provincia di Roma, che ha commissionato lo studio - la prima soluzione che mi sento di suggerire è la meritocrazia. Oggi i medici hanno paura di fare i medici. E per il rischio di denunce non si assumono più le responsabilità che competono loro. O prescrivono molte più indagini di quelle che farebbero se potessero lavorare con più tranquillità. E' chiaro - aggiunge - che bisogna anche rivedere il modello formativo dei medici italiani, ma bisogna ricordare che la medicina non è una scienza esatta, e le aspettative che oggi hanno i pazienti sono eccessive, perché pensano che si possa guarire da tutto. I medici devono tornare a spiegare, ma i malati devo fidarsi di quello che dice loro il camice bianco". A fare gli onori di casa stamattina è stato Eolo Parodi, presidente nazionale dell'Enpam. Nel suo benvenuto, ha ricordato che "l'atto medico deve essere un atto di coraggio. Se invece è dettato dalla paura, allora auguro a tutti gli italiani buona salute". Parodi non ha nascosto la necessità di "cacciare dal tempio chi non ci può stare", suggerendo con una metafora biblica la necessità di punire chi, tra i camici bianchi, fa male il proprio lavoro. "Ma - ha poi aggiunto - il medico deve però tornare a fare il medico, e non lo scriba o altri mestieri che non sono prettamente suoi. Io - ha aggiunto - mi ricordo con tanta gioia il medico condotto. Dobbiamo - ha quindi concluso - tornare a trattare bene il malato, perché è dura trovarsi nella sua condizione