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REPORT 22/08 Molti ed interessanti i dati contenuti nella Relazione sullo stato Sanitario del Paese recentemente inviata dal Ministero della Salute al Parlamento e al Paese. Con una frase ad effetto la situazione è stata sinteticamente definita così: ITALIANI IN SALUTE E SEMPRE PIU' LONGEVI. Effettivamente la popolazione dei 65 enni e oltre, il primo gennaio 2005 risulta superiore agli 11 milioni (19,5%) di cui il 59% donne e analogamente la percentuale di popolazione con 80 anni e più è aumentata e i "grandi vecchi" rappresentano il 5% del totale cioè 3 milioni. (Nel 1980 erano appena il 2,1%). Il rapporto tra anziani di 65 anni e giovani fino a 14 anni ha mostrato un costante aumento negli anni dal 58% del 1980 al 138% del 2005. Entro il 2015, secondo le più recenti proiezioni demografiche, la percentuale di individui con 65 anni e più potrebbe crescere fino al 22%. Nel lungo periodo le conseguenze del processo di invecchiamento sono tali che entro il 2050 gli anziani potrebbero rappresentare il 34% della popolazione e i giovani fino a 14 anni ridursi a 15,4%. La longevità diviene sempre più, dunque, un problema socio-economico da affrontare nella politica sanitaria del nostro Paese se è vero, come è vero, che cresce la percentuale delle ospedalizzazioni degli anziani che sul totale dei ricoveri è cresciuta costantemente nel periodo 1999-2005 passando da 36,9% (1999) al 40,2% nel 2004-2005, e cresce altresì il ricorso all'assistenza domiciliare integrata (ADI) aumentata negli ultimi anni dal 1,8% al 2,4%. Più in generale vengono poi riportati, nella relazione, i dati ISTAT riferiti all'anno 2005 dove si registra uno stato di buona salute degli Italiani nel 91,5% della fascia di età tra 0-14 anni e nel 93,6% della fascia 15-17. L'8,4% della fascia 0-14 e il 12% della fascia 15-17 presenta una malattia cronica o più. Tra le varie patologie prevalgono le malattie allergiche. Per quanto riguarda il versante nascite e salute dei bambini il rapporto registra - come ultimo dato ISTAT 2004, 562.599 nati vivi, 20.000 in più rispetto al 2003, con un tasso di natalità pari a 10,1% nati per mille abitanti, mentre nel Nord e nel Centro Italia è pari rispettivamente a 9,4% e 9,5%. Risulta in diminuzione anche la mortalità infantile e perinatale. La mortalità infantile è passata dal 5,4% del 1998 al 4,1% del 2002 e quella perinatale è passata al 6,6% del 1998 al 5,3% del 2002. Anche la mortalità materna in Italia si è ridotta notevolmente passando dai valori di n. 491 morti nel 1970, a n. 84 nel 1980, a n. 50 nel 1990, a n. 16 nel 2000 e a 17 nel 2003. Il rapporto sottolinea come "il livello di sorveglianza di questo indicatore deve rimanere alto in particolare nelle realtà territoriali dove le condizioni socio" economiche sono meno favorevoli e dove "vi è maggiormente la presenza di donne immigrate e dove c'è minore accesso ai percorsi di assistenza alla gravidanza e ai servizi sanitari correlati". Infine un capitolo della relazione è dedicato agli Operatori Sanitari e alla Formazione continua . Per le Professioni Sanitarie l'obiettivo del Ministero è quello della "stima del fabbisogno del personale sanitario", per giungere "a stime corrette in funzione delle esigenze delle strutture sanitarie". Vengono riportati, poi, alcuni grafici con elementi statistici estratti dal Database dell'Oms riferiti ai medici e a gli infermieri. Il numero di medici per 1000 abitanti in Italia è pari al 4,2 (anno 2004), dato che risulta superiore non solo alla media europea (3,4) ma è anche maggiore del dato riferito ai Paesi presi in considerazione (Lituania, Rep. Ceca, Portogallo, Austria, Francia, Germania, Ungheria, Spagna, Svezia, Malta, Slovacchia, Finlandia, Olanda, Lettonia, Danimarca, Irlanda, Lussenburgo, Polonia, Cipro). Viceversa la densità di infermieri italiani, sempre per 1000 abitanti, (5,4) è di gran lunga inferiore alla media europea (7,9) e il nostro Paese si colloca agli ultimi posti preceduto solo dalla Lettonia, Polonia, Portogallo e Cipro. Roma 24/04/2008 CENTRO STUDI FNOMCEO DAL SITO della FNOMeC