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CONTROLLI SPESA FARMACEUTICA: IL PUNTO DELLA FIMMG LAZIO
La Regione Lazio ha intrapreso, dall’anno passato, un’azione di riduzione della spesa farmaceutica convenzionata, in ragione del fatto che i conti della Regione registrano un disavanzo di 210 milioni di euro rispetto alla media di spesa delle regioni, circa l’11% in più rispetto a tale tetto.
Le ragioni di tale disavanzo sono legate a molti fattori, tra i quali l’inosservanza da parte delle strutture di ricovero e cura circa la prescrizione su sistema TS, (ricetta dematerializzata), la scarsa attitudine delle stesse a fornire i farmaci per i pazienti dimessi con il fabbisogno previsto da diverse DCA regionali, nonché da parte di molte strutture, accreditate, ma prive di ricettario o credenziali regionali che consentano di prescrivere farmaci, e infine dalla scarsa conoscenza delle norme che regolano la prescrizione dei farmaci in regime di concedibilità, nelle varie strutture.
Abbiamo da circa 23 anni meccanismi di controllo della appropriatezza delle prescrizioni, adesso le CAPI, normate ed inserite nella DCA regionale che consentono di monitorare la spesa attraverso il dialogo con i singoli prescrittori.
Ma, inaudita altera parte, la Direzione Regionale ha inteso, dal Luglio 2023 intraprendere un’altra strada, l’audit con i singoli medici, identificando quindi come unici responsabili della spesa farmaceutica convenzionata i medici di medicina generale, quelli che tutti i giorni non solo prescrivono, ma ri-prescrivono su ricette dematerializzate i farmaci che sono prescritti dalla miriade di operatori sanitari delle strutture che operano in regione.
Nel corso dei mesi la misura, che pur nobile negli scopi e negli obiettivi, difettava nel metodo proposto, ha prodotto i risultati che poteva produrre, ovvero una riduzione della spesa ma poca cosa rispetto all’attesa.
Anche perché le rilevazioni, più che sulla appropriatezza clinica delle prescrizioni, riguardavano sostanzialmente il numero di confezioni prescritte, se in eccesso o meno rispetto al fabbisogno.
In sintesi, si propone un metodo che guarda non alla sostanza del problema, ovvero l’appropriatezza della prescrizione, ma riguarda la numerosità delle prescrizioni di alcune classi di farmaci attenzionate e proposte come indicatori, i cosiddetti “gastroprotettori”, le eparine, alcuni analgesici ed altre classi.
FIMMG LAZIO - FIMMG VITERBO
Questo l’antefatto e la sintesi della vicenda.
Sembra una cosa di bilancio, invece si parla di salute. Non sfugga che ci sono dei passaggi poco lineari, il primo, si insiste con le medesime misure sugli stessi soggetti, che evidentemente, visto che sono più di venti anni che si propongono, qualche risultato lo hanno prodotto, se non altro frenando il costo pro capite che per la farmaceutica convenzionata nel 2019 era di 188,3 euro, nel 2021 era di 181,6, ma le diverse fonti hanno dati divergenti e variabili da una ASL all’altra, circa 154 euro nella RM6 o 140 circa nella RM3, dati che necessitano di maggiore chiarezza.
Non si tiene inoltre conto di alcune considerazioni, quali: periodo pandemico e post pandemico, aumento della popolazione anziana, crisi economica, cronicità in aumento, precarietà occupazionale con aumento dei disturbi correlati, liste di attesa infinite, il tutto genera una domanda di salute che spesso si traduce in prescrizioni di farmaci. Non a caso la spesa è in aumento dovunque nel contesto internazionale.
La logica del cosiddetto “cruscotto” è una semplice ricognizione numerica di confezioni ritirate in farmacia che non tiene conto della reale attività prescrittiva del medico e tanto meno del reale contesto clinico e sociale del paziente a cui sono rilasciate le prescrizioni. Ancora, non tiene conto del peso della prescrizione indotta da parte di specialisti pubblici e privati, tanto la cosiddetta riconciliazione Ospedale-territorio che avrebbe dovuto garantire una modifica del comportamento prescrittivo, in relazione alla spesa, non sta dando gli sperati risultati.
Ciò che poi non si capisce è perché, se c’e’ un problema di spesa riferito alla numerosità delle prescrizioni e alla formalità delle ricette, si chiede al medico di medicina generale di segnalare eventuali inappropriatezze, di farsi l’esame di coscienza sul prescritto, di stare alla Asl ore ad ascoltare discorsi degni del miglior ragioniere piuttosto che di un medico e non si prende atto, e si agisce di conseguenza, che il responsabile della dispensazione dei farmaci è il farmacista, non il medico, il quale risponde della prescrizione di farmaci richiesti dalla persona, che ne ha evidentemente necessità, e con questo atto si assume la responsabilità clinica, professionale, deontologica dell’atto medico, di cui lui, o lei sono direttamente responsabili nei confronti del paziente, non altri. Poi che si voglia eufemisticamente definire audit un processo di invito, neanche troppo velato, a diminuire le prescrizioni od a prescriverle a carico dell’assistito, controllando gli effetti di tale “audit” questa è un’altra cosa di cui tener conto.
Intanto però la pressione diretta e personale su ogni singolo medico della regione, sta determinando disorientamento e confusione, specie tra i più giovani entrati da poco in servizio.
Bisogna aver chiaro come il medico ha l’obbligo, non la facoltà, di prescrivere in scienza e coscienza e appropriatezza, ovviamente rispettando le norme nazionali e regionali e il farmacista invece ha il controllo della dispensazione, compreso quello di limitare l’erogazione di confezioni eccedenti, quelle che la Regione vorrà indicare: meccanismo già in essere nella regione Lazio, come per esempio i farmaci dispensati ai sensi della nota 97 o dei presidi per i diabetici. La collaborazione tra medico e farmacista è cruciale per ottimizzare la terapia farmacologica e garantire la sicurezza del paziente. Nel rispetto dei ruoli e competenze.
La F.I.M.M.G. ritiene essenziale concorrere, per quanto di competenza, al mantenimento di un equilibrio anche economico, del sistema pubblico, ma ciò deve essere fatto in una logica di sistema che coinvolga e che non travolga o sconvolga i professionisti. Quindi, la FIMMG ha sempre proposto e proposto, sin dal 2002, strumenti di audit, self audit, verifica, valorizzazione delle prescrizioni ma sempre attenta ad evitare che la rincorsa alla diminuzione della spesa possa determinare la diminuzione del servizio o, peggio, innescare dannosi fenomeni di medicina difensiva.