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OBBLIGATORIO IN LOMBARDIA L'ADESIONE AL SISTEMA INFORMATICO REGIONALE SISS

E’(Corriere Medico) Se nel resto d’Italia tutti i medici scioperano il 21 settembre, in Lombardia, salvo ripensamenti dell’ultima ora della commissione di garanzia, sciopereranno solo gli iscritti Snami giovedì 27 e venerdì 28 settembre (si veda pagina 2 per i motivi), contro la regione e gli altri sindacati, che hanno firmato un acconto che non darebbe gli aumenti sperati e approvato il Siss, il sistema informativo sociosanitario al quale tutti i medici sono tenuti ad aderire da questo mese. L’adesione al Siss, sancita dall’accordo di sistema del 10 novembre 2006 tra regione, Fimmg e Federazione Medici, vale oggi per tutti in forza della legge 18, che vincola le categorie sanitarie a trasmettersi informazioni in rete e a collegare i cittadini alle istituzioni sanitarie utilizzando la loro card. Ne parliamo con l’assessore alla Sanità lombardo Luciano Bresciani, 68 anni, Lega Nord, cardiochirurgo ed esperto di sistemi sanitari. Assessore, per chi non si allaccia non c’è futuro? «Nell’accordo di sistema i medici convennero che l’utilizzo della Carta Crs-Siss è scelta fondamentale ed irreversibile per la gestione del sistema sanitario lombardo e che l’accesso agli incentivi regionali fosse subordinato dopo il 31 agosto di quest’anno alla adesione al Siss. L’accordo regionale che attua la convenzione nazionale riafferma tale orientamento. Nella nuova legge regionale è scritto che al fine di dare attuazione alle disposizioni nazionali in materia di monitoraggio della spesa nel settore sanitario regionale (…) mmg, pediatri di libera scelta e farmacisti, sono tenuti ad aderire al Siss utilizzando la piattaforma tecnologica e i servizi messi a disposizione per la comunicazione ed elaborazione dei dati sanitari in modo da poter utilizzare il fascicolo sanitario elettronico; la mancata adesione al Siss (…) integra la grave infrazione prevista e sanzionata dai vigenti accordi di categoria». Una volta che le transazioni a carico della regione sono monitorate nel Siss i dati sensibili dei cittadini non diventano riconoscibili? «I Garanti della privacy negli stati membri dell’Unione europea, considerata la delicatezza dei dati sanitari trattati nel Fascicolo sanitario elettronico (Fse, che aggrega informazioni e documenti clinico- sanitari) e i possibili rischi, hanno indicato le misure di salvaguardia per preservare i diritti dei pazienti, tutte realizzate dal Siss. Quest’ultimo è stato progettato per garantire il rispetto della riservatezza da parte degli operatori mantenendo il cittadino al riparo "degli occhi di tutti coloro" che non hanno diritto ad accedere ai suoi dati sanitari. Il Progetto Crs- Siss prevede: organizzazione dei dati sanitari del cittadino in un Fse reso anonimo, crittografia dei dati e delle trasmissioni, adozione di un processo ("disgiunzione”) che consente al solo operatore sanitario autorizzato l'accesso ai dati del Fse. Gli operatori della socio-sanità lombarda sono autorizzati all'accesso al Fse solo se il cittadino ha acconsentito a trattare i suoi dati a fini di cura e solo se dotati di carta Siss che garantisce l'identificazione certa dell'operatore e i trattamenti a lui consentiti in funzione del suo profilo professionale. L'autorizzazione del cittadino è concessa solo all'operatore da lui scelto come interlocutore ("Medico che lo ha in cura") e avviene tramite la consegna al medico della carta Crs. Per facilitare il cittadino nei rapporti continuativi con medici, specialisti etc il progetto prevede forme di autorizzazione che non richiedono l'utilizzo sistematico della Crs. La regione non intende fare mercificazioni dei dati dei propri assistiti e per fugare ogni dubbio a breve questo assessorato presenterà una delibera sul trattamento dei dati Siss». Vedremo un generalista di serie A che gestisce in gruppo con specialisti e infermieri le cronicità e uno di serie B per la burocrazia? «Nel Siss generalisti e pediatri sono tutti uguali e per tutti viene condotta un’azione di coinvolgimento e formazione affinchè i servizi siano al meglio utilizzati». In continuità assistenziale assumerete precari? «Nell’accordo regionale prospettiamo un maggiore coinvolgimento del medico di continuità assistenziale nella cura dell’assistito, grazie all’implementazione di una scheda paziente condivisa con i mmg, utile soprattutto per assistere i pazienti cronici. Quanto alle “assunzioni di precari”, gli incarichi sono conferiti nel rispetto degli articoli 62-73 dell’ultimo accordo nazionale». Crede nelle Unità di medicina generale? Occorre integrare oltre ai “guardisti” anche specialisti e altre professioni, magari creando le “case della salute”? «L’obiettivo principale di un sistema complesso come quello lombardo, che assiste circa un sesto della popolazione del paese, è anzitutto garantire la copertura sulle 24 ore (continuità dell’assistenza). L’accordo regionale ha destinato gran parte delle risorse al medico della continuità assistenziale o ex guardia medica. Quanto alle case della salute, non mi pare possibile formulare giudizi definitivi per ora; occorre uno studio finalizzato alla armonizzazione con la legislazione regionale vigente». Una sanità moderna deve rivolgersi prevalentemente ai bisogni dell’anziano e del cronico o a quelli del residente tipo, cioé l’elettore? «Limitare il discorso ad uncalcolo politico contravverrebbe al principio di equità che regione Lombardia ha fatto proprio già dal 1997. La sanità moderna va programmata in base al bisogno degli assistiti. Per far ciò occorrono accurato monitoraggio delle necessità, definizione appropriata delle risorse disponibili e sviluppo continuo del governo della rete». L’accordo regionale con i mmg non è piaciuto all’Ordine di Milano: ventilerebbe incentivi ai medici che prescrivono “al risparmio”… «L’accordo non riconosce incentivi al medico che favorisce “risparmi attraverso l’appropriatezza prescrittiva” ma incentiva i medici al rispetto dell’articolo 13 del codice deontologico ossia a un uso appropriato delle risorse. La richiesta dell’ordine di emendare la parte dell’accordo sulla appropriatezza per presunta violazione dell’articolo 31 del Codice ha lasciato tranquilli i miei collaboratori; è stata indetta una riunione del comitato permanente regionale (c’era il presidente della Federazione degli ordini regionali) per meglio precisare la nostra posizione. La regione non ha mai preteso che il medico modifichi la propria attitudine prescrittiva tenendo solo conto di un parametro economico». Come vede la decisione di altre regioni di suggerire di prescrivere la molecola meno costosa per ogni classe terapeutica omogenea? «La legge nazionale 326 del 2003 (articolo 48) afferma il principio di garantire l'unitarietà delle attività in materia di farmaceutica, di prezzi e rimborso dei farmaci di fascia A. Tale principio è un livello essenziale di assistenza non modificabile nelle singole regioni, perché si rischierebbe di produrre 21 Prontuari farmaceutici diversi. Il diritto del cittadino di avere un accesso uniforme ai farmaci di fascia A, indipendentemente dalla collocazione geografica, è nella normativa vigente un diritto che regione Lombardia ha sempre garantito e continua a garantire. La regione ha attivato con i suoi professionisti una verifica dei percorsi assistenziali, coerente con il principio di appropriatezza ». Episodio vero. Un paziente è avviato al ps dal curante per un ascesso perianale. Al pronto soccorso chiedono la prenotazione che non c’è. E’ rimandato a casa con appuntamento due giorni dopo di pomeriggio per la visita chirurgica; torna alla data fissata ma di mattino – è dolorante e ha 39 di febbre – e viene strapazzato perché in anticipo. E’ disorganizzazione, incultura o stanchezza? L'autonomia chiesta dai non medici fa già acqua? «I pazienti che si presentano ai pronti soccorso regionali sono valutati in relazione a tipologia e gravità con i codici a colori che identificano lo stato delle funzioni vitali, attribuiti previo triage del personale. Se la situazione clinica di un paziente, ancorchè prenotato per una valutazione specialistica, si modifica, è suo incontestabile diritto rivolgersi alle strutture di Ps, anche utilizzando il 118. Il giudizio relativo alla gravità clinica rimane tuttavia al personale che, talora non percepisce, per evidente disparità emotiva e talvolta di competenza specifica, il medesimo livello di urgenza del paziente. Censurabile pare qui non il contenuto professionale specifico, ma come la valutazione è comunicata (necessita un intervento seppur dilazionato). L'autonomia dei settori professionali dedicati all'assistenza, che in molti pronti soccorso valutano il quadro di presentazione del paziente secondo protocolli consolidati e concordati, non è in discussione. Ma anche in situazioni di stanchezza l’approccio deve attenersi alle comuni regole di correttezza ed educazione


Data News

28-09-2007


Pubblicato Da

BERNARDINO BERNARDINI

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