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Reperibilità dei medici di famiglia
«È inconcepibile la posizione di chi sino ad oggi è stato in silenzio su tutti i temi, annichilito dall’emergenza. Silente sui dispositivi di protezione individuale, sui percorsi organizzativi per regolare l’accesso agli ambulatori (triage telefonico, per esempio), sulla raccolta di fondi di aiuto per i medici di medicina generale e la successiva distribuzione. Silente, salvo concentrarsi su attività politiche rese evidenti da una posizione sindacale lasciata alle dichiarazioni tv di un rappresentante della politica, con i conseguenti ritorni in nomine». È una posizione netta e giustamente dura quella del segretario generale FIMMG Silvestro Scotti in merito a alle posizioni espresse da un sindacato minoritario sul “Cura Italia”.
«Incredibile che si confonda la reperibilità della dipendenza - prosegue Scotti - con quella che i medici di famiglia stanno prestando ormai da settimane e che continuano a prestare ogni giorno verso i propri pazienti per garantire la continuità di ascolto nell’ambito di un rapporto fiduciario che è il nostro principale valore collegato al senso di comunità. Ascolto continuo nell’impossibilità di contatti diretti, che sono tipici del nostro lavoro, viste le giuste limitazioni al movimento dei pazienti per i provvedimenti di legge connessi al contenimento. Contatti che facevano, fanno e dovranno continuare a fare, del medico della medicina generale “il medico che ti salva la vita”, citando un’autorevole rivista internazionale, proprio grazie a quella continuità di presenza negli studi. Una presenza oggi impossibile e che, senza la mediazione di un contatto a distanza, potrebbe essere pericolosa per i pazienti e per i medici stessi».
Il segretario generale FIMMG prosegue poi definendo «assurdo» che non si comprenda come «in una prossima fase due i pazienti, soprattutto i cronici e i fragili, dovranno avere la possibilità di essere presi in carico. Presa in carico che avverrà probabilmente quando il Covid-19 sarà ancora endemico. Senza rivedere il modello di offerta, attraverso una reperibilità a distanza mediata da tecnologia e organizzazione di studio con il nostro personale - aggiunge Scotti - oltre che con soggetti quali le cooperative dei medici di medicina generale che potranno supportare i medici nell’offerta di servizi, i nostri morti e contagiati aumenteranno nuovamente».
Per Scotti è evidente anche che non si sia voluta leggere la parte della norma che esprime chiaramente le finalità di questa “fantomatica reperibilità”. Finalità che non sono quelle che qualcuno vuole far passare, per mera cassetta sindacale, ma sono invece le giuste tutele che mirano a “contenere il contatto diretto e conseguentemente limitare i rischi di contagio dei medici e del personale stesso”. Ergo, meglio reperibili che morti.
LA lettera di Scotti per tutti
Michele Fiore