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CERTIFICATI MALATTIA

Pubblichiamo l'articolo apparso il 07 gennaio sul sito della FIMMG Nazionale La polemica sui vigili di Roma che infiamma le cronache di questi primi giorni dell’anno, riportando l’attenzione dell’opinione pubblica sull’assenteismo, ci offre l’opportunità di offrire ai colleghi un’analisi obiettiva e una via di soluzione alle numerosissime criticità ancora presenti e la speranza di un maggior ascolto e condivisione da parte dei decisori. Tutto trae origine dalla cosiddetta legge Brunetta e dai provvedimenti legislativi e regolamentari correlati. Questi provvedimenti, riguardanti inizialmente il pubblico impiego, sono stati successivamente estesi al settore privato e hanno generato, a partire dal 2010, una serie di atti ordinamentali. In particolare: a.a) L’obbligo di certificare solo ciò che è "direttamente constatato o obiettivamente documentato". b.b) La trasmissione per via telematica del certificato (uno dei pochi reali successi legati all’informatizzazione con ricadute positive dirette sui cittadini, ottenuto sostanzialmente grazie all’impegno dei medici di famiglia). c.c) L’introduzione di severissime sanzioni sia per i medici (fino a 6 anni di reclusione e sospensione dall’attività professionale, licenziamento per i medici dipendenti e revoca della convenzione per i convenzionati) che per i cittadini. In relazione a cosa si debba intendere per “constatato o obiettivamente documentato” venne obiettato come molto spesso le assenze per malattia riguardino malesseri impossibili da obiettivare e da documentare. Vennero portati gli esempi più evidenti, quali il “mal di testa” episodico, non obiettivabile né documentabile, ma a rischio per un pilota d’aereo, per un vigile urbano o per un autista, oppure disturbi gastroenterici dovuti a vertigine posizionale benigna. Ma questo non bastò a far chiarezza sulle sostanziale impossibilità, in questo caso, di certificare eventi “constatati o obiettivamente documentati” . Fu trovata una via d’uscita con una circolare interpretativa, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, che assimilava il concetto di “direttamente constatato o obiettivamente documentato” al fatto che il medico avesse personalmente incontrato il paziente, interpretandone i sintomi sulla base della buona pratica clinica. Non è nostra intenzione in questo testo analizzare le rarissime eccezioni alla norma che potrebbero verificarsi in alcuni casi particolari, ci corre perciò l'obbligo di sottolineare che le certificazioni non possono essere rilasciate al telefono, nemmeno per diagnosi riconducibili a lievi malesseri soggettivi, che l’assistito può facilmente accentuare, quando non interamente simulare, in assenza di possibilità reali di verifica. Un certificato può essere falso ed esporre il medico ai pesanti rigori della legge e della disciplina ordinistica, ma può anche essere semplicemente erroneo, in assoluta buona fede, come può verificarsi nel caso di certificazione di malesseri mal definibili, ma potenzialmente a rischio per alcune categorie di lavoratori (la cefalea o l’insonnia riferite dal pilota d’aereo). In questi casi non si può dimostrare né che il certificato sia vero, né che sia erroneo, né che sia falso, sembra paradossale ma è così. Non a caso la quasi totalità dei procedimenti sia penali che ordinistici sono stati fondati su falsità formalmente evidenti, quali certificazioni rilasciate a pazienti che si trovavano all’estero o in carcere. La normativa legata alla certificazione di malattia è stata creata fondamentalmente per rendere più complesso e dissuasivo il percorso per il potenziale assenteista. Purtroppo, rischiando di complicare la vita agli onesti senza incidere sul comportamento dei disonesti, si è scaricato il problema sui medici di famiglia, che, ricordiamolo, gestiscono quotidianamente con i propri pazienti un delicato e continuativo rapporto di fiducia. Vogliamo trovare un capro espiatorio ? Va benissimo, invitiamo tutti a sparare sul pianista, per dirla con le parole di Pier Luigi Bartoletti. Vogliamo invece risolvere il problema? Cerchiamo altre soluzioni, e dal 2010 ne abbiamo proposte! E’ necessario per prima cosa ripristinare il sistema dei controlli, istituendo un centro unico presso l’INPS, da tempo, infatti, in conseguenza del taglio di risorse nel bilancio dell’ INPS e delle Pubbliche Amministrazioni, che utilizzano invece come controllori le ASL, l’attività di controllo si è quasi azzerata. Più volte la FIMMG ha segnalato questo problema, chiedendo il "Polo Unico della Medicina di Controllo". Ma il controllo da parte di un medico terzo, esperto in tale attività, pur rappresentando deterrente, non basta, la vera soluzione deve passare quasi esclusivamente dalla revisione dei contratti del pubblico impiego e del settore privato, con l’introduzione di adeguate penalizzazioni per le assenze brevi e non motivate da patologie importanti e obiettivabili. Queste assenze, come avviene peraltro in numerosi paesi, potrebbero essere anche autoattestate dal cittadino. Da anni abbiamo sollecitato i nostri interlocutori a dare il via a questo percorso di riforme, ma sia da parte dei sindacati dei lavoratori che delle associazioni datoriali non è stato manifestato nessun interesse: tutti si lamentano, ma nessuno si impegna per il vero cambiamento. Dal sito www.fimmg.org


Data News

08-01-2015


Pubblicato Da

Admin

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