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Leggendo l’atto di indirizzo, proposta di parte pubblica necessaria per avviare le trattative di rinnovo del contratto per la medicina generale, c’e’ da chiedersi, da italiani laureati e professionisti responsabili della salute di più di 1000 persone, chi abbia avuto la faccia tosta di scriverlo. E soprattutto quali intenzioni abbia e che obiettivi si ponga. Senza formulare giudizi, che potrebbero scadere nel trivio, diciamo che sarebbe molto divertente immaginare cosa succederebbe se tale atto di indirizzo fosse attuato così come proposto. Le risorse dei medici, utilizzate per collaboratori di studio e personale tolte dalla loro gestione ed affidate alle ASL, notoriamente esperte nella buona gestione finanziaria, l’inserimento del decreto Brunetta nella Convenzione, con l’introduzione delle regole dei dipendenti a tutti i medici di famiglia, significherebbe nei fatti la morte cruenta della medicina generale, l’abiura di tutto ciò che si è scritto nei Framework da Alma Ata a tutti i documenti del W.H.O e del Wonca. L’atto di indirizzo fa carne di porco di tutti i principi fondanti del ruolo del medico di famiglia, umilia tutti i singoli professionisti che sulle loro spalle e sulla loro pelle negli ultimi anni si sono visti scaricare tutte le inefficienze di un sistema morente per incapacità ed incompetenza di chi lo ha gestito dal 1978 ad oggi. La colpa è del Federalismo? Delle Regioni? Dello Stato? Il Federalismo, tralaltro largamente inattuato, non può essere certo la causa di tutti i mali. Così come il neocentralismo non può essere una soluzione. Ma, sicuramente, in presenza di dati di fatto di larga inefficienza, corruttela, incompetenza da parte di chi ha avuto la delega nell’organizzare e gestire il servizio sanitario, centralizzare le decisioni potrebbe in parte tamponare il caos organizzato che impera nel nostro povero Paese. E poi il neocentralismo è nei fatti, tutti i piani di rientro con relativo Commissariamento non sono altro che un ri-accentramento delle funzioni di comando e controllo a livello centrale. Il che, purtroppo, non ha prodotto gli effetti sperati, anche qui per l’ottusità di proporre soluzioni che, lungi dal rendere il sistema più efficiente, lo hanno definitivamente “scassato”.Non c’e’ da stupirsi se il Trentino Alto Adige sceglie di inviare i propri cittadini a curarsi oltralpe, recependo la normativa Europea che introduce la sanità Europea Transfrontaliera, non c’e’ da stupirsi se i nostri giovani se ne vanno in Inghilterra, in Australia. Non c’e’ da stupirsi se per molti l’età della pensione rappresenta un traguardo ambito. Magari ci si stupisce del livello di assoluta arroganza, incompetenza, incapacità di cui siamo pervasi a tutti i livelli. Della faccia tosta dei soliti papaveri gallonati, in auge da un trentennio, corresponsabili del disastro in cui versiamo e che oggi hanno la faccia tosta di proporre soluzioni ai guasti che loro stessi hanno provocato. Un esempio per tutti, che rende l’immagine del livello politico del nostro Paese, Il “Porcellum”. Una legge elettorale vergognosa per un paese civile e democratico, votata bi-partisan, utilizzata bi-partisan, criticata bi-partisan, ma mai cambiata. Sono nati e morti governi con il “Porcellum”, sono stati nominati parlamentari e senatori, sono state fatte Leggi dello Stato da quelli eletti in quel modo. Sono nati partiti personali. E dopo 7 anni, sottolineiamo 7 anni non 7 mesi, la Suprema Corte dichiara quella Legge Anti Costituzionale. Significa che viola la nostra Carta Costituzionale, nata sul sangue degli Italiani. E gli stessi che l’hanno proposta, votata, voluta, oggi dovrebbero essere gli stessi che dovrebbero cambiarla. Come dire che stiamo chiedendo agli Unni di rifare l’Impero Romano che loro stessi hanno preso a picconate. Come stupirsi quindi di un atto di indirizzo che propone l’ennesimo Porcellum, questa volta nella porcilaia ci mettono i medici di famiglia, con i capetti pronti ad arraffare le residue risorse di una categoria oppressa da umilianti procedure postelegrafoniche, strangolata dall’aumento delle imposte, alla quale si propone senza vergogna alcuna di abiurare alle motivazioni professionali ed umane che hanno condotto i 60.000 medici di famiglia a scegliere una strada di libera professionalità pur dedicandosi al servizio pubblico. Ma tanto a loro cosa frega? L’importante è la “cadrega”, garantirsi la sopravvivenza, il ruolo, la carriera. Ai cittadini cosa ne viene? Non ci è dato saperlo, ma viste le premesse non presagiamo nulla di buono. Non è possibile neanche sedersi solo a parlare di quella proposta. Con Attila non si tratta e di “Porcellum” ne abbiamo piene le tasche. Segreteria Generale Fimmg Lazio