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** COMUNICATO DEL SEGRETARIO REGIONALE LAZIO **

Tra un Caligola, un Minosse ed un Caronte e' spuntata nella spending review la norma sugli equivalenti obbligatori in ricetta SSR. o meglio l'obbligo di indicare sulla ricetta il nome del principio attivo, fatta salva la facoltà del medico di indicare qualsiasi nome che può essere cambiato su richiesta del paziente dal farmacista. Solo corredando la clausola non sostituibile con sintetica relazione scritta che motivi tale non sostituibilità il farmacista e' vincolato a dare solo quel farmaco. Tale norma e' stata giustificata dalla necessità di ridurre la spesa farmaceutica (delle famiglie immagino visto per lo Stato nulla cambia) e, in più, grande enfasi e' stata data alla novità dell' introduzione della possibilità (obbligo) di prescrivere il solo principio attivo. Inoltre leggendo il testo dell'articolo 11 bis, si deve rendere merito all'estensore della norma, che e' riuscito in bizantinismi che neanche in quel di Bisanzio si sarebbero mai immaginati: contrapporre ad un obbligo una facoltà, ovvero devo indicare il nome del principio attivo e quello del medicinale se ne ho facoltà, rende una prescrizione medica un concentrato di concetti lessicali, epistemologici, semantici, giurisprudenziali. Ma che significa avere l'obbligo ma poi con la facoltà indicare qualcos'altro che può essere cambiato dal farmacista o dal paziente? Ma a che serve? Quale significato ha? E qui bisogna comprendere il principio ispiratore della norma, punitiva e scellerata nei tempi e nei modi. Il teorema a nostro avviso alla base del tutto e' che i cittadini si lamentano dei soldi che lasciano in farmacia, oramai decine di euro, e che per i soliti illuminati la responsabilità di tale lamentela non risiede dei ticket, nella mancanza per alcuni principi attivi di generici inseriti nelle liste di trasparenza, ma che sia il medico, noto professionista corruttibile con una penna scamuffa ad "obbligare" il paziente ad spendere quei soldi, non solo, indicando l'odiosa frase "non sostituibile" vincola anche il farmacista.E allora daje giù al medico, in Italia, gli togliamo anche la possibilità di indicare ciò che ritiene più opportuno e lo obblighiamo, questo mascalzone, a scrivere il principio attivo. Così se impara, dicono a Roma. E basta co' 'sta cosa che sia il medico a decidere il farmaco, facciamolo fare a tutti ma non a lui,no, solo se ritiene che non sia sostituibile corredi (come?) tale odiosa dicitura in sintetica motivazione scritta (dove?). Tanto i farmaci sono tutti uguali nel bel Paese, tutti equivalenti, quindi a che serve il nome di un farmaco? Una zucchina che si chiami superzukkina o semplicemente na' zukkina, e' una zucchina ed in tempi di crisi, come direbbe Albertone nostro se bisogna magna' magnamose er pappone. Tutti contenti quindi, il ticket se lo paghi non e' più colpa del medico, semmai del farmacista, oppure se te lo sei scelto tu, e' la tua quindi basta lamentele. Aldilà dell'ironia, purtroppo, la situazione e' seria. Se la scelta diciamo così e' delocalizzata, la responsabilità e' invece molto localizzata e gli spot su reti televisive con obiettivi di risarcimento ci suggeriscono molta cautela. Pertanto il sottoscritto eviterà accuratamente di indicare il solo principio attivo ed indicherà onde evitare deleghe in bianco anche il nome del farmaco. Ad altri l'onere di cambiare. Sulla sostituibilità premetto che non ricordo ad oggi di aver mai aggiunto tale postilla quindi nulla ma cambia, qualora dovessi averne bisogno indicherò la motivazione sulla ricetta. Ma a pensarci bene perché una norma punitiva e dequalificante? Ce ne era bisogno? Migliora il servizio o crea disservizi aumentando la burocrazia per i medici? E le responsabilità per i pazienti costretti al fai da te farmaceutico? Se si voleva introdurre la grande novità del principio attivo in ricetta bastava semplicemente scrivere che c'era tale facoltà, se si voleva normare la non sostituibilità bastava semplicemente farlo. Così si colpisce solo l'immagine di una categoria sotto attacco ed in prima linea, costretta tutti i giorni a fare i salti mortali per lavorare nell'interesse degli assistiti. E del sistema sanitario regionale. Non vogliamo i grazie ma nemmeno i pesci in faccia. Di Pier Luigi Bartoletti


Data News

17-08-2012


Pubblicato Da

BERNARDINO BERNARDINI

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