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COMUNICATO ASSOCIAZIONE MEDICI PER L'AMBIENTE

Al convegno nazionale dei medici per l’ambiente la grave situazione del degrado delle acque del lago di Vico Si svolgeranno ad Arezzo dal 17 al 19 settembre 2010 le Quinte giornate mediche italiane dell’ambiente, promosse dalla sezione italiana dell’International Society of Doctors for the Environment-Isde (medici per l’ambiente). Nei tre giorni di studio sarà posta l’attenzione sull’origine epigenetica delle malattie dell’adulto e in particolare sulle patologie neurodegenerative, immunomediate, endocrino-metaboliche e neoplastiche, in relazione all’esposizione delle popolazioni a fonti di inquinamento ambientale. Al convegno, che vede la partecipazione di insigni studiosi, ricercatori e professori della comunità scientifica nazionale ed internazionale, parteciperà la dr.ssa Antonella Litta referente per Viterbo dell’Isde. La dr.ssa Litta terrà una relazione sul tema:” La pandemia silenziosa: esposizione materna agli inquinanti ambientali e danni neurologici “ che prenderà in esame l’aumento delle patologie del neurosviluppo , del morbo di Parkinson e delle altre malattie neuro-degenerative, evidenziando la connessione, sempre più evidente scientificamente, con l’esposizione materna ad inquinanti chimici ambientali sia in epoca pre-concezionale che durante periodo della gravidanza. La dr.ssa Litta relazionerà anche sul tema : “Potabilità e salubrità dell'acqua, bene comune e risorsa da tutelare per contrastare la pandemia silenziosa: il caso di studio del lago di Vico". In questa relazione sarà illustrata alla comunità scientifica la grave situazione del degrado della qualità delle acque del lago di Vico, i possibili rischi sanitari derivanti per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione che ne utilizzano le acqua, e sarà illustrata anche l’azione di studio e di documentazione scientifica svolta dall’Isde di Viterbo su questa vicenda insieme alle proposte elaborate per la bonifica del lago e per la tutela della salute delle persone. In allegato gli abstract delle due relazioni. Comunicato stampa a cura dell’Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo Viterbo, 14 settembre 2010 “Potabilità e salubrità dell'acqua, bene comune e risorsa da tutelare per contrastare la pandemia silenziosa: il caso di studio del lago di Vico" L’acqua è un elemento fondamentale e prezioso per la vita del pianeta e di ogni essere umano. E’ una risorsa non illimitata che va protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti. L’accesso e la disponibilità di acque, salubri, pulite e di qualità, sono le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini. Il vanadio, il selenio, il fluoro, i metalli pesanti e radioattivi, i pesticidi, i fitofarmaci, le diossine, i sottoprodotti della disinfezione dell’acqua per clorazione, batteri, virus, parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di alghe e cianobatteri (come nel caso del Plankthotrix rubescens,detto anche alga rossa, presente nel lago di Vico) etc.; sono tutti elementi che possono determinare rischio e danno alla salute con molteplici meccanismi di interazione ed amplificazione diversi da quello della sola e semplice sommazione. Il crescente e diffuso inquinamento delle risorse idriche crea una inaccettabile condizione di rischio e danno alla salute delle persone e altera inoltre gli ecosistemi. L’uso delle tecnologie oggi disponibili, insieme ad una sana politica di trasformazione e controllo di tutte quelle attività che immettono nell’ambiente un numero sempre più elevato di sostanze tossiche e dagli effetti ancora poco conosciuti, è l’unica, rapida e fattibile soluzione per garantire in modo compiuto il diritto alla salute e alla vita per tutti. * Acque salubri e pulite per contrastare la pandemia silenziosa: Il caso di studio del lago di Vico, l’impegno dell’Isde di Viterbo Il lago di Vico, per le sue acque rappresenta un patrimonio naturalistico per l’intero territorio viterbese ed una risorsa idrica da tutelare e risanare in particolare per le comunità di Ronciglione e Caprarola che ne utilizzano le acque anche per uso potabile. Il degrado della qualità delle acque del lago è ormai da anni noto, studiato e inequivocabilmente documentato: marcata riduzione dell’ossigeno disciolto nelle acque, eutrofizzazione con notevole incremento della biomassa algale, periodiche e consistenti fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, denominato comunemente “alga rossa” produttrice di una microcistina, non termolabile, dannosa per la salute delle persone, per la flora e per la fauna, e classificata dall’Agenzia Internazionale di ricerca sul cancro -I.A.R.C.- come elemento cancerogeno di classe 2b. Queste fioriture sono favorite verosimilmente dall’uso di fertilizzanti e fitofarmaci nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimità del lago, da scarichi fognari abusivi, come da possibili altre attività illecite all’interno della Riserva naturale. Le acque di questo lago, anche per la sua origine vulcanica, presentano inoltre elevati livelli di arsenico; elemento cancerogeno di classe 1, sempre secondo la classificazione dell’I.A.R.C., e con azione di interferente endocrino. Recenti studi hanno rilevato altre sostanze tossiche e cancerogene, di norma estranee alle acque lacustri quali: Mercurio, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), e nei suoi sedimenti elevate concentrazioni di Arsenico, Cadmio e Nichel. Un documento del Centro Tecnico Logistico Interforze Nbc del marzo 2010, comunica la contaminazione del sito militare indicato come Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione posto in prossimità delle sponde del lago. La documentata compromissione della qualità delle acque del lago insieme al persistere di una inefficace potabilizzazione nei due acquedotti comunali determina una condizione di possibile rischio sanitario per le persone e in particolare per i malati i bambini e le donne in gravidanz.a L’Isde di Viterbo, negli ultimi anni, ha realizzato e promosso innumerevoli iniziative di approfondimento scientifico su questa vicenda, ha preso parte ai tavoli tecnici promossi dalla Provincia di Viterbo, ha segnalato costantemente agli enti preposti il possibile rischio per la salute umana rappresentato dal degrado delle acque del lago e chiesto interventi di bonifica e monitoraggio delle sostanze inquinanti; a cominciare dalla microcistina prodotta dal cianobatterio Plankthotrix rubescens. L’Isde, l’11 giugno 2010, ha tenuto una relazione sul tema:“Il lago di Vico: un patrimonio naturalistico per l’intera provincia di Viterbo e una risorsa idrica da risanare e tutelare per i cittadini di Ronciglione e Caprarola” nella seduta straordinaria del Consiglio Provinciale della Provincia di Viterbo, convocato proprio su questo specifico argomento. L’Isde ha inoltre sollecitato e richiesto continuamente notizie circa gli interventi posti in essere a tutela della salute pubblica e per il risanamento del lago di Vico anche attraverso segnalazioni-esposti indirizzati ai Ministri dell’ambiente e della salute e al Commissario europeo all’ambiente. A seguito dell’azione dell’Isde sono state presentate numerose interrogazioni parlamentari anche da europarlamentari e il Commissario europeo all’ambiente Janez Potočnik, ha assicurato la sua attenzione e l’impegno ad attivare una eventuale procedura di infrazione. * Le proposte dell’Isde di Viterbo per la bonifica del lago, per la tutela della salute delle persone e per contrastare la pandemia silenziosa Tali proposte derivate da studio, documentazione e dibattiti scientifici promossi dal’Isde di Viterbo, possono essere così riassunte sinteticamente: - drastica riduzione dell’uso di fertilizzanti e fitofarmaci in tutta la conca del lago di Vico; - controllo e verifica di tutti gli scarichi fognari delle utenze private e pubbliche poste in prossimità del lago; - intensificazione dei controlli di tutte le attività attuali e pregresse all’interno della Riserva; - rapido avvio della bonifica del sito militare Nbc di Ronciglione; - nel rispetto del Principio di Precauzione predisporre ed individuare immediatamente fonti alternative di approvvigionamento idrico per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione, per gli esercizi commerciali, per le scuole, per l’ospedale e per le industrie alimentari locali; - realizzazione immediata di tutti gli interventi atti alla migliore e più sicura tutela della salute delle persone; - informazione ampia, diffusa e costante ai cittadini e inizio di un monitoraggio di lungo periodo dello stato di salute delle persone e in particolare dei bambini; - interventi rapidi per rendere efficienti ed adeguati i sistemi di potabilizzazione in uso presso i due acquedotti comunali; - installazione di impianti pilota per lo studio di una potabilizzazione efficace delle acque in relazione alle loro criticità e alle dinamiche di fioritura dei cianobatteri; - costante monitoraggio di tutte le sostanze tossiche e cancerogene che possono contaminare le acque destinate a consumo umano, la fauna e la flora lacustre; - avvio di uno studio di fattibilità finalizzato alla realizzazione di pozzi, che dotati di dearsenificatori possano fornire acqua di migliore qualità e maggiore sicurezza con un più facile e meno costoso processo di potabilizzazione e manutenzione degli impianti. La pandemia silenziosa: esposizione materna agli inquinanti ambientali e danni neurologici Recenti indagini hanno rilevato che un bambino su sei negli Stati Uniti d’America è affetto da disturbi dell’apprendimento, disordini e/o deficit del livello di attenzione e problemi di tipo comportamentale. Per quanto riguarda i Paesi europei i dati sono simili. Questa situazione impone quindi una particolare attenzione per quanto riguarda l’esposizione materna ad inquinanti chimici, sia in epoca pre-concezionale che gestazionale; infatti durante questo particolare periodo si possono determinare alterazioni permanenti nella struttura organica, nella fisiologia e nel metabolismo del feto, favorendo successivamente la comparsa di numerose patologie anche di tipo neurologico. Patologie del neurosviluppo (NDD) – autismo,disturbo da deficit dell’attenzione (ADD-attention deficit disorder), disturbo dell’attenzione da iperattività (ADHD-attention deficit hyperactivity disorder ) e ritardo mentale, come un aumentato rischio di morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer e altre malattie neuro-degenerative e neoplastiche, sono infatti, con sempre maggiori evidenze scientifiche, correlate anche all’esposizione materna ad inquinanti chimici ambientali. E’ noto che nei nove mesi di gestazione si stabilisce un rapporto materno-fetale dalle caratteristiche uniche ed estremamente complesse e delicate; si tratta di una interrelazione particolarissima le cui dinamiche rivestono un ruolo strategico nel determinare ciò che definiamo benessere psico-fisico del feto, del bambino e infine del soggetto adulto. E’ conoscenza medica acquisita da decenni che: infezioni, intossicazioni,disturbi metabolici, assunzioni di alcuni tipi di farmaci, fumo di sigaretta, alcool e droghe possono causare danni importanti e spesso irreversibili al futuro nascituro; meno noti ed indagati sono invece i danni neurologici da esposizione a quegli inquinanti chimici ambientali che non provocano una intossicazione acuta diretta. Le ricerche hanno dimostrato che molte sostanze tossiche immesse nell’ambiente e in grado di superare la barriera placentare ed emato-cerebrale fetale e del bambino, anche a livelli di esposizione ammessi per legge nei soggetti adulti, possono avere effetti non immediatamente visibili clinicamente ma tuttavia essere in grado di determinare effetti avversi importanti anche a distanza di molti anni dall’esposizione materna. La maggiore vulnerabilità delle strutture cerebrali nel feto e nel bambino rispetto ai soggetti adulti è determinata dal rapido accrescimento e dai processi propri dello sviluppo ontogenetico (enorme numero di cellule in attiva proliferazione e differenziazione cellulare) che conducono allo sviluppo e organizzazione di complessi sistemi e organi vitali. Durante l’intero sviluppo fetale e ancora oltre, il sistema nervoso centrale e il cervello in particolare vanno incontro a tutta una serie di trasformazioni complesse: sebbene il maggior numero di neuroni sia già formato al momento della nascita, lo sviluppo delle cellule gliali e la mielinizzazione degli assoni prosegue per diversi anni; è pertanto evidente che un’interferenza, dovuta all’azione di sostanze tossiche, che disturbi questi processi complessi può avere conseguenze gravi e permanenti. In una rassegna della letteratura, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet nel 2006 dai ricercatori P Grandjean, della Harvard School of Public Health, e da PJ Landrigan, del Mount Sinai School of Medicine, sono stati presi in esame i dati pubblici disponibili sulla tossicità chimica per identificare le sostanze che con maggior probabilità interferiscono nello sviluppo delle strutture cerebrali: 202 sostanze chimiche industriali sono state identificate come capaci di danneggiare il cervello umano. I due ricercatori fanno presente che questo elenco non può essere considerato completo; infatti il numero di sostanze chimiche in grado di causare neurotossicità in test su animali di laboratorio supera il numero di 1.000. I due autori hanno quindi esaminato le pubblicazioni relative alle sole cinque sostanze dell’elenco –piombo, metilmercurio, arsenico, i PCB (bifenili policlorurati) e toluene – la cui tossicità per il cervello in via di sviluppo era stata già sufficientemente documentata. Il lavoro succitato, rappresenta una pietra miliare in questo particolare campo d’indagine e si conclude con la forte ed impegnativa affermazione che l’inquinamento chimico può aver danneggiato milioni di bambini in tutto il mondo e che gli effetti tossici delle sostanze chimiche industriali sui bambini sono stati e sono in genere trascurati. Successivi studi hanno valutato e confermato, sia in esperimenti di laboratorio che nei bambini attraverso visite, raccolta dell’anamnesi, test neuro-psico-motori, la nocività cerebrale di sostanze quali: pesticidi, diossine, furani, Pcb, solventi, metalli pesanti e tossine alle quali erano state esposte le madri nel periodo antecedente e durante la gravidanza. L’inquinamento e la contaminazione dell’aria, dell’acqua e delle catene alimentari sono le vie di esposizione materno-fetale oltre alle esposizioni occupazionali. Il fenomeno del bioaccumulo, della bioconcentrazione e biomagnificazione, amplificano l’esposizione riconducibile fondamentalmente all’inquinamento delle catene alimentari. Questi tre processi possono così essere definiti: con il termine bioaccumulo si indica la capacità di una sostanza di accumularsi all’interno di un organismo (le sostanze ad elevato potere di bioaccumulo sono quelle con più elevata solubilità nei grassi); con il termine bioconcentrazione si indica un processo che porta ad una maggiore concentrazione di una sostanza in un organismo rispetto a quella presente nell’ambiente e infine si definisce biomagnificazione il processo nel quale un composto chimico si accumula in modo seriale attraverso la catena alimentare passando da concentrazioni più basse nelle specie preda a concentrazioni via via più alte nelle specie predatrici. L’inquinamento dell’aria dovuto anche alle polveri sottili ed ultrasottili: il particolato fine ed ultrafine prodotto dal traffico veicolare, dal traffico aereo, in generale dalle combustioni di combustibili fossili e dall’incenerimento di rifiuti rappresenta anch’esso una fonte d’inquinamento ed esposizione che può interferire nello sviluppo cerebrale fetale. L’acqua inquinata e non efficacemente potabilizzata può contenere: arsenico,vanadio,selenio, fluoro, metalli pesanti e radioattivi, pesticidi, fitofarmaci, diossine, sottoprodotti della disinfezione dell’acqua per clorazione, batteri, virus, parassiti, alghe e le microcistine prodotte da particolari tipi di alghe e cianobatteri, questi sono tutti elementi che possono determinare rischio e danno alla salute della madre e, con molteplici meccanismi diversi da quello della sola e semplice sommazione (interazione sinergica, interferenza endocrina e amplificazione), anche al feto e al bambino. Il crescente e diffuso inquinamento delle risorse idriche e degli altri comparti dell’ecosfera (litosfera, atmosfera, biosfera, catene alimentari) sta determinando una inaccettabile condizione di rischio e danno alla salute delle persone, delle future generazioni e degli ecosistemi. Per prevenire e contrastare quella che giustamente è stata definita la pandemia silenziosa sono necessarie quindi nuove politiche di difesa e tutela dell’ambiente, il controllo e la riduzione di tutti gli inquinanti, una normativa mondiale più precauzionale per le sostanze chimiche con proprietà neurotossiche per lo sviluppo cerebrale e l’applicazione concreta in ogni parte del mondo di efficaci norme di tutela della salute dei lavoratori e in particolare delle donne in gravidanza.


Data News

14-09-2010


Pubblicato Da

BERNARDINO BERNARDINI

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